lunedì 22 agosto 2011

RIFORMA GELMINI: DAL MAESTRO PREVALENTE ALLE ORE DI 60 MINUTI

di Sergio Fenizia

Pubblicato sul mensile Fogli, n.355, marzo 2010, pp. 10-11.

L’introduzione della figura del maestro unico (prevalente) alla scuola primaria, per il corrente anno scolastico, aveva suscitato non poche preoccupazioni e polemiche. Per molti sarebbe stata una scelta condivisibile solo a patto di dare giusta collocazione ai docenti in esubero. Per altri sarebbe stato solo un ritorno al passato, che sarebbe andato a discapito della qualità dell’insegnamento. Ma così non è stato. Anzi, pare che stiano trovando conferma le considerazioni di chi, come il filosofo Giuseppe Savagnone sulle pagine del Giornale di Sicilia, aveva sostenuto che il maestro prevalente avrebbe offerto agli alunni un punto di riferimento, con notevoli vantaggi per la loro crescita, vantaggi “tanto più evidenti proprio nella nostra società complessa e frammentata, dove il pericolo maggiore per i più giovani non è una povertà, ma un eccesso di stimoli, di opportunità, di prospettive, che essi non sono capaci di metabolizzare e che perciò compromettono la loro unità interiore”. 
Che l’introduzione del “modulo” avesse poco a che fare con il bene degli alunni, l’avevano già sospettato in parecchi. Per esempio, sul Corriere della sera, Angelo Panebianco ha scritto che, nel 1990, “l’abolizione del maestro unico fu dettata esclusivamente da ragioni sindacali” e che la ratio della scelta era stata quella di “bloccare qualsiasi ipotesi di ridimensionamento del personale scolastico come conseguenza del calo demografico e anzi porre le premesse per nuove, massicce, assunzioni di maestri”.
Sul piano pedagogico molti pensano che una scuola primaria veramente educativa possa trarre grande giovamento dalla figura del maestro prevalente. Un maestro che, trascorrendo molte ore con la classe, conosca bene alunni e famiglie, che sia per loro un punto di riferimento autorevole, che sia il “principale” responsabile dell’andamento della classe.
Il maestro prevalente, mantenendo l’insegnamento delle materie che richiedono un certo tipo di studio, come la lingua italiana, la matematica, le scienze, la storia e la geografia, può favorire maggiormente nei bambini un approccio non frammentario al sapere. Mentre altri insegnanti possono efficacemente intervenire (per un minore numero di ore) con competenze specifiche, per esempio, in ambito sportivo, musicale, artistico o di lingua straniera.
Al di là di queste considerazioni, comunque, la cosa che più ci aveva sorpreso era stato lo scarso rilievo dato dalla maggior parte dei commentatori ad un interrogativo che per le famiglie, per i genitori era invece fondamentale: il maestro prevalente per i bambini è un bene o è un male? Tutti i discorsi, infatti, ruotavano attorno alle esigenze delle famiglie di precari e dintorni. Ma queste esigenze sono troppo serie per essere affrontate in modo strumentale e superficiale mentre si ragiona della qualità della scuola, qualità che dovrebbe coincidere con il bene degli alunni.
Le altre principali novità introdotte dalla Gelmini, operative già dallo scorso anno scolastico, si riducevano al ripristino dei voti (scuola primaria e secondaria di primo grado) e della valutazione del comportamento (“il voto in condotta”, nella scuola secondaria di primo e secondo grado). Quest’ultima, determinante per l’ammissione al successivo anno di corso o all'esame conclusivo del ciclo, è stata considerata in modo positivo un po’ da tutti.
Ma la Riforma ha fatto un ulteriore significativo passo avanti il 3 febbraio scorso, con la definitiva approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, degli schemi di regolamento che riguardano la scuola secondaria di secondo grado. Con la pubblicazione di queste norme sulla Gazzetta Ufficiale nei prossimi mesi, dall’anno scolastico 2010-2011 saranno attivate le prime classi per i nuovi licei. Il MIUR ha pubblicato i profili delle varie tipologie: classico, scientifico (con opzione delle scienze applicate), artistico (con sei sezioni per il triennio finale), linguistico, delle scienze umane (con opzione economico-sociale), musicale e coreutico.
Anche negli istituti tecnici saranno attivate le prime classi “riformate”. Sono stati pubblicati i nuovi profili del settore economico (con due indirizzi e due articolazioni) e di quello tecnologico (con nove indirizzi e diciannove articolazioni). Partiranno anche le prime classi dei nuovi istituti professionali: settore servizi (con quattro indirizzi e due articolazioni) e settore industria e artigianato (con due indirizzi).
Tra le questioni più dibattute ricordiamo i tagli previsti nei futuri bienni alle ore di Storia e Geografia, la marginalizzazione del Latino nel Liceo Scientifico, l’abbassamento dell’obbligo d’istruzione a 15 anni (l’apprendistato infatti potrà valere come assolvimento dell'obbligo), la riduzione delle ore di lezione.
Limitandoci a quest’ultimo tema, ci sembra convincente quanto osservato dalla rivista Tutto scuola. Per esigenze di bilancio, il ministero dell’istruzione ha dovuto ridurre gli orari anche delle classi già partite negli anni scorsi. Finora, però, in forza delle norme vigenti, per cause di forza maggiore, le ore di lezione potevano essere ridotte a 50 minuti. “Ma quella che doveva essere un’eccezione è diventata però negli anni, soprattutto con l’arrivo di centinaia di sperimentazioni che hanno ampliato i piani di studio e gli orari di lezione, una diffusa consuetudine”. “I nuovi regolamenti parlano di ore, e il Ministero dell’Istruzione ha lasciato intendere che si tratti di ore effettive, non virtuali, della durata, cioè, di 60 minuti. Se così sarà, il nuovo orario, pur ridotto, avrà una durata complessiva maggiore di quello attuale”. E i nostri ragazzi, quindi, studieranno di più.

2 commenti:

  1. Gent.mo Prof.,
    dal blog della Prof. Bionda sono approdata al Suo, mentre vagavo per la rete cercando di comprendere il meraviglioso mondo dell'insegnamento (detto, mi creda, senza ironia), perché da mamma e da gran curiosa delle cose del mondo, mi piace sapere come'è che "funziona".
    Quello che Lei scrive a proposito del maestro prevalente è sacrosanto perché tutti noi oltre gli anta abbiamo beneficiato di questa figura di educatore/trice che ha accompagnato la prima fanciullezza, figura praticamente "di famiglia".
    Io ho avuto un'esperienza che mi ha lasciata con l'amaro in bocca, alle elementari di mio figlio, (ora è in seconda media) : un balletto di insegnanti continuo, fissa soltanto la maestra di italiano, sempre esasperata dal non poter coordinare il lavoro con le colleghe perché sul più bello le stesse le mancavano...
    Inoltre,spesso, le giovani leve sono preoccupate della loro sorte lavorativa e non di rado rispondono ad una richiesta di attenzione particolare per un alunno che loro ne hanno 25, Signora cara, mica uno!
    Allora come fanno a stilare giudizi sensati se non riescono a conoscere uno per uno tutti i loro piccoli "polli"?
    E poi è un continuo richiedere risultati al di là del possibile data la giovane età degli alunni, come ad esempio l'esposizione da ars oratoria ( e qui sono più che ironica, sarcastica!) in quinta elementare mentre si risponde ad un'interrogazione di storia, studiata peraltro su sussidiari ridicoli! O forse non sono ridicoli i libri di testo, mi sono accorta infatti che con una spiegazione ed una presentazione accurata, altrochè se sono ben fatti (ad esempio il libro di storia di mio figli è eccellente perchè riporta un sunto esauriente di ogni argomento, ma proprio perchè "compresso" ci vuole la Prof. che lo dipani per permettere comprensione e memorizzazione, invece venivano affidate anzi affibbiate pagine e pagine da fare a casa da soli dopo aver avuto come spiegazione in classe una lettura tutti insieme!!! Oh che bello!. Il testo per la precisione è : Il colore della storia di V. Calvani).
    Mi sono fatta un'idea in merito: secondo me le maestre e le prof. vogliono risultati impossibili, non curandosi troppo dei tempi e modi di apprendimento di ogni singolo alunno perché su di loro incombono, come la spada di Damocle, le famigerate prove invalsi!
    Perciò devono presentare l'Istituto con l'"abito buono".
    Non Le pare?
    E questo è il motivo più evidente. Poi, volendo disquisire amabilmente, ce ne sarebbero una certa quantità di argomenti.
    La lascio con saluti e ringraziamenti per l'attenzione che avrà dato a questa mia.
    Paola, una mamma in "età scolare".

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  2. Gent.ma Paola, mi scusi se rispondo con un giorno di ritardo.

    Sono io che la ringrazio, perché mi rendo conto che il mio articolo è un po’ lungo, per gli standard del web.

    Sulle prove Invalsi per ora rinvio a quanto ho già scritto.

    Sui “tempi e modi di apprendimento” di cui parla, indubbiamente il maestro prevalente consente attenzioni maggiori e più qualificate.

    Un altro fattore da non sottovalutare è il rispetto delle specificità di genere maschile e femminile a scuola, tema su cui ormai la letteratura è abbondante, basta dare un’occhiata a siti come quelli di EASSE o del Single-sex education Forum.

    Infine, segnalerei l’efficacia dell’educazione personalizzata, “ideata” da Víctor García Hoz.

    A mio parere, le scuole in cui si possono trovare tutti e tre questi elementi, sono quelle che offrono maggiori garanzie di successo educativo e quindi di felicità (per gli alunni e per i genitori). A conferma di questo, recentemente è emerso che il miglior liceo classico di Milano è il Liceo Monforte, che risponde proprio a quelle tre caratteristiche.

    Cordiali saluti e auguri per la “seconda media” di suo figlio.

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Grazie del commento. Sarà pubblicato appena possibile.