giovedì 5 aprile 2012

STORIA & NUOVE SFIDE DI UNA GRANDE CIVILTÀ


di Sergio Fenizia
Pubblicato sul mensile Fogli, n. 378, febbraio 2012, pp. 8-9

Fonte: http://www.meetingmostre.com/index.php
«L’evento più significativo degli ultimi 150 anni di storia dell’Unità d’Italia è la capacità del popolo di reagire alle divisioni e ai contrasti sviluppando una via del bene, libera e creativa». Così l’agenzia Zenit presentava la mostra inaugurata ad agosto, al Meeting di Rimini, dal Presidente Giorgio Napolitano: «150 Anni di Sussidiarietà. Le forze che cambiano la storia sono le stesse che cambiano il cuore dell’uomo», a cura della Fondazione per la Sussidiarietà.

La mostra, che sta percorrendo tutta la penisola, vuole ricordare – questo lo scopo dichiarato dagli organizzatori – che «rileggere la storia non è solo un tuffo nostalgico nel passato, ma una possibilità di riscoprire il proprio io, le proprie tradizioni, la propria cultura, il significato della civiltà in cui si è nati e si vive, la propria appartenenza a un fenomeno di popolo».
Tra i motivi di interesse suggeriti c’è il fatto che «i 150 anni di storia italiana sono guardati e riletti alla luce di quella che si può chiamare “l’anomalia sussidiaria” dell’Italia − cioè l’iniziativa di tanti “io” che dal basso e liberamente si sono messi insieme e hanno collaborato a costruire la storia del nostro Paese».

La mostra documenta una ricca serie di «realtà sociali ed economiche, frutto di energia costruttiva, inventiva, sussidiarietà e solidarietà», espressione di una cultura fondata sulla convinzione che ogni singolo uomo abbia un valore incommensurabile. «Questa concezione di uomo ha dato vita a una grande civiltà, che precede il formarsi dello Stato unitario, ricca di diversità unificanti, alla quale hanno contribuito tutti gli italiani, in diversi modi, con il loro lavoro, le loro millenarie tradizioni, il loro impegno sociale e politico, costruendo un grande Paese».

La mostra offre anche spunti di riflessione sull’insufficienza del richiamo all’importanza «del rispetto delle regole», e sulla necessità di «scommettere sul desiderio e la capacità di ogni singola persona di costruire il bene comune» prendendo coscienza di sé e del proprio valore.

Fonte: http://www.meetingmostre.com/index.php
«Anche oggi, ciò che ha qualificato il secolare sviluppo italiano – l’azione di persone educate a vivere ideali basati su una concezione non ridotta di uomo, di società, di economia – può quindi ricostituire il tessuto connettivo di un popolo fatto da persone che si mettono insieme […] per costruire giorno per giorno pezzi di vita […] all’altezza dei desideri più profondi, di verità, giustizia, bellezza, felicità…».

Un invito particolarmente appetibile per gli insegnanti. Infatti, proprio per le scuole è prevista una versione ridotta di circa 18 manifesti (formato 50x70) e 4 video.

La consapevolezza di poter essere protagonisti – con il ruolo speciale derivante dalla loro professione – di una storia che nasce ben prima dei 150 anni che si stanno commemorando, e il desiderio di contribuire attivamente alla continua costruzione di questa civiltà, può rendere meno insopportabili ai giovani futuri insegnanti le pene che stanno soffrendo per il proprio inserimento nel mondo della scuola.

La speranza è che il nuovo ministro dell’istruzione, Francesco Profumo, che è stato cauto su questioni complesse come l’abolizione del valore legale delle lauree, possa dare un’accelerata almeno a tutto quanto concerne i prossimi concorsi a cattedre, con la conseguente probabile assunzione di insegnanti che non solo abbassino l’età media dei nostri docenti, ma che soprattutto siano ben motivati.

Fonte: http://www.meetingmostre.com/index.php
Non è facile conciliare questa esigenza con lo svuotamento delle graduatorie. Le norme in vigore fanno riferimento al «doppio canale» (50% dei posti da coprire attraverso le graduatorie a esaurimento e 50% attraverso i vincitori del concorso). Ma il ministro Profumo ha ventilato una possibile variazione delle proporzioni, a favore dei precari.
Il rischio è di penalizzare ulteriormente i giovani laureati non ancora abilitati, che già da mesi attendevano l’attivazione dei TFA, i cui posti rischierebbero inoltre di ridursi ulteriormente.

La questione più interessante però, da un punto di vista strategico, per il bene della scuola, rimane quella già in passato accennata: l’apertura a una reale autonomia, che possa consentire maggiori margini di libertà nella scelta dei docenti da parte delle scuole e delle scuole da parte dei docenti. I criteri di assegnazione degli insegnanti alle varie istituzioni dovrebbero tenere maggiormente in conto l’esigenza che nelle varie scuole si possa creare (o consolidare) quel clima di «comunità educante» che tra le sue condizioni ha quella di una reale condivisione di un progetto educativo, se non tra genitori e insegnanti, almeno tra gli insegnanti e tra questi e i gestori o dirigenti scolastici.

Il sistema tradizionale nella scuola statale ha sempre visto insegnanti che scelgono (la scuola più vicina) e le scuole che assistono passivamente alle scelte. Ma come ha ben evidenziato il mensile Tuttoscuola, è «assai più coerente con il principio dell’autonomia responsabile delle scuole, [un sistema] che cerca un punto di incontro tra domanda e offerta, ferma restando la copertura finale di tutti i posti disponibili». Inoltre, «per ridare energia al sistema scolastico c’è bisogno di un progetto politico che sappia conciliare l’obiettivo della qualificazione della spesa, con l’esigenza di fare accedere all’insegnamento i soggetti più motivati e qualificati, [e] di stabilizzare il personale docente».

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Sul versante della maggiore consapevolezza e facilità della scelta della scuola da parte delle famiglie (da effettuare entro il 20 febbraio, per le prime classi), una piccola novità è costituita dalla nuova applicazione del MIUR, «La scuola in chiaro», che vuole offrire la possibilità di visionare i dati più significativi delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e di effettuare le iscrizioni on line. Le informazioni aggiuntive (P.O.F., orari di funzionamento, orari di ricevimento ecc.) comunque difficilmente potranno sostituire la conoscenza personale e diretta di insegnanti e dirigenti, che resta la modalità più sicura per avere il polso reale della qualità di una scuola.

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