mercoledì 19 dicembre 2012

GENITORI «MINORANZA CREATIVA»



di Sergio Fenizia
Pubblicato sul mensile Fogli, n. 388, dicembre 2012, pp. 8-9


La conclusione dell’anno solare è il momento per un bilancio, per la verifica della rotta che si sta seguendo, anche nell’educazione e, in particolare, in quella scolastica. Non è un caso, quindi, che in questo periodo molti genitori si interroghino su ciò che stanno lasciando ai figli e sulla qualità delle risorse di tempo, di energie, di denaro, che stanno mettendo a loro disposizione.

L’approssimarsi della data in cui formalizzare le preiscrizioni per il successivo anno scolastico, induce a concentrare le proprie riflessioni precisamente sulla scelta della scuola, tema di cui ci siamo occupati più volte su queste pagine cercando di additare i criteri in base ai quali orientarsi.

La scelta dipende dalle priorità di ciascun genitore; priorità che sono espressione del suo modo di vedere la vita, dei suoi valori, di ciò che ritiene importante per la propria vita e per quella dei figli. Ed è giusto che sia così. Ciascuno deve scegliere sulla base di quelli che alla propria coscienza si presentano come valori fondamentali.


A tal proposito, il fatto che in testi giuridici di indiscussa rilevanza, come la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (art. 26), si metta in evidenza che il diritto dei genitori di scegliere l’educazione che preferiscono per i propri figli è tra quelli considerati fondamentali, cioè tra quelli che nessuna autorità, nemmeno statale, può negare o manipolare, questo fatto, dicevamo, aiuta molti genitori a percepire il momento della scelta della scuola come uno di quelli più forti, da affrontare quindi con la necessaria ponderazione.

Volendo semplificare il discorso, a seconda del punto di vista adottato, la scuola «migliore» per i propri figli sarà cercata tra quelle in cui il pargolo potrà conoscere i coetanei che probabilmente domani occuperanno i vertici di certi settori del mondo lavorativo grazie, soprattutto, alla propria posizione sociale. In questo caso ci si orienterà verso un liceo classico o scientifico statale di un quartiere «bene» della città. Le qualità morali e la weltanschauung dei docenti, in questo caso, scivoleranno in secondo o terzo piano.

Sulla base di altri punti di vista, invece, ci si orienterà verso una scuola in cui il corpo docente offre maggiori garanzie affinché il proprio figlio possa aspirare ad acquisire in prima persona le qualità morali, caratteriali, intellettuali, professionali ecc., per svolgere nella società e nella famiglia il ruolo più adatto alle proprie doti e ai propri talenti di varia natura. In questi casi, il giudizio sulle caratteristiche del corpo docente avrà una rilevanza determinante, certamente superiore a quello sulle condizioni socioeconomiche degli eventuali compagni di classe del figlio.

Volendo arricchire adesso la proposta di spunti per una scelta responsabile, ne offriamo uno tratto da una biografia di san Giovanni Maria Vianney, quella scritta da François Trochu, Il Curato d’Ars.
In una certa occasione, una donna di scarse condizioni economiche (ma, evidentemente, con grandi ambizioni), era ricorsa al suo consiglio in relazione a una questione che toccava la propria responsabilità educativa. Si trattava della scelta dei mezzi che avrebbero potuto maggiormente garantire una vita felice al proprio figlio. Le sue scarse risorse economiche, era meglio investirle in un gruzzolo che un domani avrebbe potuto consentire una certa sicurezza economica? Oppure era meglio spenderle subito per educare il figlio in una buona scuola, una scuola cioè che avesse i suoi stessi princìpi educativi?
Il santo non aveva dubbi: la scelta più prudente e lungimirante era certamente questa.

Si tratta di una conferma del fatto che i risultati migliori sono legati più alla qualità della comunità educante (in primo luogo i docenti) che alla qualità di strutture materiali e organizzative.
Contano soprattutto, quindi, la tenuta e i valori di riferimento della comunità educante in cui il genitore si inserisce e in cui inserisce il proprio figlio. Non va dimenticato, infatti, che anche il genitore si troverà a svolgere un ruolo specifico, diverso da quello del figlio, all’interno di quella comunità, la cui qualità dipenderà anche dal suo contributo personale.

Un secondo spunto che desideriamo offrire, riguarda le «minoranze creative» a cui ha fatto riferimento anche Benedetto XVI in alcune occasioni. Alla luce di questo concetto, i genitori possono chiedersi che esempio voglio dare ai propri figli. In una società che si frantuma, nella quale non è di moda prendere posizione su questioni di fondo, in un tale contesto vale la pena «complicarsi» la vita scegliendo di appartenere a una minoranza creativa? A una minoranza di genitori che scelgono di giocarsi il proprio ruolo educativo unendo le proprie forze a quelle di pochi altri, per dare vita a scuole che siano realmente tali, e che «facciano scuola», che si pongano cioè – senza presunzione – come modello tendenziale anche per altre scuole? Nella consapevolezza che queste altre, forse, non possono contare su uno zoccolo duro di genitori uniti e sicuri dei propri valori basilari? E che necessariamente sono più esposte alla forza delle mode o alla pressione impalpabile di lobby internazionali che operano per fini che, a volte, sono in antitesi con quelli delle famiglie?

Le «minoranze creative», come ha scritto qualcuno, sono espressione di una risposta attiva e costruttiva di fronte a una crisi di civiltà, una risposta che permette a quella civiltà di rinascere. Se è vero che normalmente sono le minoranze creative che determinano il futuro, ciò vale anche per la scuola. Il suo futuro dipende quindi da genitori come questi, che accettano la fatica di prendere in mano le redini dell’educazione scolastica dei propri figli, favorendo l’aggregarsi di altri genitori attorno a progetti educativi ben definiti, che possano essere liberamente scelti da insegnanti e dirigenti scolastici nell’esercizio del loro diritto alla libertà di insegnamento.

Il valore esemplare di scelte di questo tipo è potenzialmente dirompente. Un figlio di tali genitori avrà certamente una marcia in più per essere nella società un elemento propulsore, innovativo, creativo.

6 commenti:

  1. Condivido in pieno il concetto che "i risultati migliori sono legati più alla qualità della comunità educante (in primo luogo i docenti) che alla qualità di strutture materiali e organizzative.". Un'altra sottolineatura che mi viene spontaneo fare è la considerazione di quanto possa risultare determinante in un senso o nell'altro il condizionamento dei genitori, per questo è necessario assumersi l'impegno della scelta della scuola con grande responsabilità.

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    1. Grazie delle sottolineature, Monica.
      In futuro mi piacerebbe riflettere sugli elementi che maggiormente incidono sulla qualità di una comunità educante.
      Ne approfitto per fare gli auguri di un santo Natale a te e a chi leggerà queste pagine.

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  2. Rifletterò volentieri con te sull'argomento.
    Grazie, ricambio gli auguri per un Natale di stupore nel silenzio.

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  3. Ciao Sergio, concordo anch'io con quanto sottolineato sopra da Monica, aggiungendo che quella delle 'minoranze creative' è un'occasione per riflettere sul ruolo che hanno ancora parole come 'originalità' e 'unicità' in un ambiente scolastico ormai uniformante e 'livellante' sotto tutti i punti di vista della formazione personale!
    Ringraziandoti sempre per queste occasioni di riflessione, auguro a te e a Monica, che trovo spesso in queste tue pagine, un Natale Sereno e un anno pieno di ogni cosa Buona.
    Un abbraccio: MRita

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    1. Ciao, Maria Rita.
      Grazie degli auguri (che ricambio!) e del commento. Il tuo riferimento ai concetti di 'originalità' e 'unicità' mi conferma nell'idea che nella scuola pubblica si debba accelerare la progressiva apertura di spazi sempre maggiori di sussidiarietà: le più varie realtà sociali (soprattutto di famiglie) devono poter dare vita a comunità educanti ben caratterizzate da specifici valori culturali, religiosi, ecc., pur nel rispetto di un minimo che sia comune a tutte le scuole.
      Ancora auguri di un santo Natale.

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    2. Grazie cara Maria Rita, lo stesso augurio valga per i tuoi buoni desideri!

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Grazie del commento. Sarà pubblicato appena possibile.