domenica 5 maggio 2013

RIVOLUZIONI IN CORSO



di Sergio Fenizia
Pubblicato sul mensile Fogli, n. 391, marzo 2013, pp. 10-11


"La rivoluzione decisiva a scuola, ce l’aspettiamo dagli insegnanti" (S.F.).
Foto (pagina Facebook "Bianca come il latte, Rossa come il sangue - Il Film"):
Filippo Scicchitano, Alessandro D’Avenia, Gaia Weiss.
Dalle recenti elezioni politiche emerge un quadro apparentemente poco favorevole per interventi di politica scolastica di ampio respiro, che adottino strategie a lungo termine. Inoltre, la speranza accesa in alcuni elettori dall’ascesa del Movimento 5 Stelle, che per certi versi sembra incarnare il nuovo che emerge, è stata parzialmente delusa dalla posizione dei Grillini sulla libertà scolastica.

Si pensi, per esempio, alla decisione di sostenere un referendum consultivo «contro i finanziamenti alle scuole private paritarie», indetto nel comune di Bologna per il 26 maggio prossimo.

Un referendum che rischia di alimentare un antagonismo tra scuole statali e scuole non statali che non fa bene a nessuno. Un antagonismo che mal si concilia con il principio di sussidiarietà che sempre più anima la produzione legislativa del nostro Parlamento e che finirebbe col precludere ai meno abbienti la possibilità di accedere a scuole pubbliche non statali, se queste venissero private di adeguati finanziamenti.

In una scheda reperibile sul sito web del Nuovo Comitato Articolo 33 viene riferito, come dato negativo, che «il Comune di Bologna, in seguito alla delibera del 29/04/2004, eroga finanziamenti diretti a favore delle 28 scuole convenzionate, pari a 73 sezioni», aderenti alla «F.I.S.M. – Federazione Italiana Scuole Materne, fondata in Bologna il 16/10/1974, come organismo associativo promozionale delle scuole materne non statali che orientano la propria attività all’educazione integrale della personalità del bambino, in una visione cristiana dell’uomo, del mondo e della vita».

La scelta dei Grillini, di appoggiare tale referendum, risulta quindi sorprendente in quanto paradossalmente finisce col favorire una visione statalista, ancorata a schemi vecchi, che ci si aspetterebbe lontani da chi in altri àmbiti promuove libertà, efficienza, razionalizzazione delle risorse economiche.

Non per nulla, alcuni potenziali elettori hanno preso momentaneamente le distanze dal Movimento, in attesa di un eventuale ripensamento sul tema della libertà scolastica, che non può prescindere dalla dimensione economica, come bene hanno capito – ne abbiamo già parlato – gli amministratori della Regione Lombardia, che sono considerati all’avanguardia nel sostegno del diritto allo studio grazie a iniziative come la «Dote scuola» per ogni studente, in istituti statali e non statali.

In tema di politica scolastica, comunque, oggi gli occhi di tutti sono puntati sul successore di Francesco Profumo, il quale intanto il 4 febbraio scorso ha emanato l’Atto di indirizzo 2013 sulle priorità politiche del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per l’anno corrente.

Vi sono elencate dieci priorità che in grossa sintesi vanno dal sostegno e potenziamento delle politiche di innovazione tecnologica allo sviluppo di strategie della crescita, rilancio e valorizzazione della ricerca; dallo sviluppo del sistema di valutazione della performance del sistema scolastico al monitoraggio e completamento delle riforme scolastiche e degli ITS.

L’unica indicazione veramente «politica», sottolinea Tuttoscuola, «non a caso ripresa e amplificata dalle agenzie di stampa, si trova, al punto c) della priorità 5, ed è così formulata: “occorre superare la maggiore durata del corso di studi in Italia procedendo alla relativa riduzione di un anno in connessione anche alla destinazione delle maggiori risorse disponibili per il miglioramento della qualità e della quantità dell’offerta formativa, ampliando anche i servizi di istruzione e formazione”».

Un’indicazione che al momento, dice il ministro, è solo il frutto di un’analisi delle migliori pratiche in Europa, e che comunque difficilmente potrà trovare realizzazione nell’anno di riferimento.

Come nota Tuttoscuola, l’Atto di indirizzo 2013 «ha ben poco di politico, e risente molto della filosofia tecnocratica che ha caratterizzato l’azione svolta dal ministro Profumo», tutta tesa alla razionalizzazione del sistema (più che alla sua riforma) e alla progressiva informatizzazione delle procedure amministrative e dei processi formativi.

In tema di nuove tecnologie, segnaliamo l’articolo di Serena Danna su La Lettura, del Corriere della Sera del 3 marzo. L’Italia sarebbe «un Paese competitivo nel campo dell’educazione digitale». Ad affermarlo è John Fallon, amministratore delegato «dell’istituzione inglese numero uno al mondo per l’apprendimento online: la Pearson». John Fallon ha dichiarato che sono stati stretti «accordi con il ministero dell’Istruzione per lavorare con le scuole pubbliche italiane e fornire strumenti, formazione degli insegnanti, didattica». «La diffusione di smartphone e tablet sta per superare quella dei pc. Significa che tra poco non sarà la scuola a dover fornire agli studenti gli strumenti per studiare, tutti li avranno già. Si tratterà di renderli adatti all’elearning».

Per digitalizzare la scuola, comunque, ha detto Fallon, tra le altre cose «sono necessari nuovi parametri di valutazione delle competenze» (quello globale proposto dalla Pearson, precisa Serena Danna, è l’«Indice globale sulle capacità conoscitive e il raggiungimento del livello d’istruzione»).

Molti vedono nelle varie forme del digitale uno strumento che può condurre la didattica scolastica verso nuove frontiere che facilitino la centralità dello studente nel processo di apprendimento. Si tratta comunque di un percorso che non andrebbe enfatizzato, anche se effettivamente molti ritengono che stia rivoluzionando il modo di insegnare e di apprendere.

La rivoluzione decisiva a scuola, comunque, ce l’aspettiamo dagli insegnanti. Molti dei quali, a giudicare dalle voci che corrono nelle sale professori, attendono con interesse l’uscita (prevista per il 4 aprile prossimo) del film omonimo tratto dal romanzo di Alessandro D’Avenia Bianca come il latte, rossa come il sangue. Prodotto da Lux Vide con Rai Cinema e diretto da Giacomo Campiotti (nel cast Filippo Scicchitano, Luca Argentero, Gaia Weiss, Aurora Ruffino), contribuirà a dar voce a un modo di intendere l’insegnamento più attento alla persona dello studente.


1 commento:

  1. Il mio personalissimo parere è che se il nuovo che avanza sono i grillini, preferisco tornare all'età della pietra!!
    E per il resto, mi sembra che invece bisognerebbe davvero tornare alle origini e riflettere sulle responsabilità intellettive ed educative della scuola e muoversi partendo da questi concetti. Bisognerebbe allora davvero considerare il merito e una consentire una certa libertà di espressione e gestione, non solo questioni economiche, che fanno apparire la scuola come un problema e non una risorsa.
    Ciao Sergio, buona settimana!

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