EDU.LIBRI

Alcune recensioni di libri su temi educativi,
tratte dall'omonima rubrica del mensile "Fogli",
a firma di Eugenio Monaco.Buona lettura!



004. Nati per essere liberi,
di  Tonino Cantelmi 


Il noto psichiatra e psicoterapeuta Tonino Cantelmi analizza criticamente Gli Standard per l’Educazione sessuale promossi dall’OMS e in uso in Italia nelle scuole materne ed elementari, proponendo alternative libere da presupposti ideologici.

Gli Standard per l’Educazione sessuale promossi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sono stati approvati dall’Unione Europea e sono già in uso in Italia nelle scuole materne ed elementari. Tali Standard indicano ciò che bambini e ragazzi, nelle diverse età, dovrebbero sapere e comprendere, quali situazioni o sfide dovrebbero essere in grado di gestire, quali valori e atteggiamenti è necessario che essi maturino per poter crescere in modo gratificante, positivo e sano per quanto attiene alla sessualità. Gli Standard propagandati nelle scuole, per alcuni aspetti, si ispirano ai gender studies e sono applicati senza un’idonea previa valutazione.

Nel suo nuovo libro “Nati per essere liberi”, il noto psichiatra e psicoterapeuta Tonino Cantelmi affronta la questione partendo da questo presupposto. Scrive Cantelmi nell’introduzione: “La cosiddetta teoria del gender, nonostante la sua evidente forzatura ideologica che consiste nel sopravvalutare in modo determinante il dato culturale nella costruzione del maschile e del femminile con paradossali e grottesche negazioni della realtà, esercita tuttavia una letale fascinazione nella attuale epoca tecnoliquida, tanto da permeare l’educazione sessuale nelle scuole al di là di ogni prudenza. Verrebbe da dire: giù le mani dai bambini!”.

Nel libro, con il contributo di validi esperti e collaboratori, l’Autore analizza gli aspetti critici e le lacune scientifiche degli Standard, mettendone in discussione la validità al fine di una buona educazione sessuale in ambito scolastico. In alternativa introduce proposte formative di educazione sessuale no-gender theory (ad esempio il Progetto Pioneer per ogni fascia di età), ispirate al rispetto del percorso di sviluppo del bambino e a una antropologia non contaminata da questa teoria.
Scrive ancora Cantelmi: “Dopo il successo di Educare al femminile e al maschile (Paoline 2013, 4^ ed.) libro semplicemente basato sull’esposizione di ricerche scientifiche e sul buon senso, abbiamo deciso di tentare un salto di qualità: proporre una modalità di educazione sessuale, non tanto gender free, ma soprattutto basata sulle evidenze scientifiche e sulla realtà dei fatti. Il libro può apparire complesso da leggere, ma educatori, genitori, insegnanti e chiunque si occupi di bambini hanno il diritto e il dovere di essere informati adeguatamente sul tema scottante dello sviluppo sessuale e psicoaffettivo. Hanno soprattutto il dovere di abbandonare le derive ideologiche e di accogliere la concretezza e la realtà dei dati di fatto. Riteniamo che la ideologia del gender nel tentativo di combattere autentiche discriminazioni (tentativo del tutto condiviso da noi) nel suo sviluppo abbia generato la più macroscopica discriminazione della nostra epoca: non lasciare liberi i bimbi, obbligandoli a negare, a volte in modo grottesco, la differenza maschile-femminile, attribuendo ogni differenza a una costruzione sociale da abbattere”.   

L’Autore, Tonino Cantelmi, è professore di psicopatologia presso la Pontificia Università Gregoriana ed è il direttore della scuola di specializzazione in psicoterapia cognitivo-interpersonale. È stato il primo ricercatore italiano a occuparsi di Internet Addiction (dipendenza da Internet) e dell’impatto della tecnologia digitale sullo sviluppo cognitivo e affettivo dei bambini.
Per Paoline ha già pubblicato (con Marco Scicchitano) Educare al femminile e al maschile (2013, 4^ ed).



003. La scuola in Europa
di Eugenio Monaco, pubblicato sul mensile Fogli, n. 378 febbraio 2012, p. 14

Certi libri sono il risultato di ricerche accurate, su temi di estrema importanza, come quello firmato da Giacomo Zagardo, ricercatore dell’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol). La Punta di Diamante: scenari di scolarizzazione e formazione in Europa (ISFOL – Cava De’ Tirreni, Ediguida 2010, pp. 254, euro 14) analizza i sistemi scolastici e formativi di Francia, Regno Unito e Finlandia.

Un paragrafo specifico è dedicato a «Il successo del modello finlandese», nel quale sono riportate alcune ragioni che possono spiegare perché «nelle rilevazioni PISA la Finlandia si è collocata sempre in testa alla classifica dei paesi OCSE» (p. 31). Non è un caso che questo Paese dia molto spazio alla scuola non governativa.

«In Finlandia, i genitori possono scegliere in totale libertà la scuola alla quale mandare i propri figli. La scuola per le famiglie è gratuita, compresa quella privata. Anche se, in realtà, più che di scuola privata, sarebbe più corretto parlare di scuola non governativa. Infatti, questo tipo di scuola è investita del ruolo di servizio pubblico.

Le scuole che hanno il “Permesso di educazione” possono ricevere una sovvenzione di Stato esattamente come tutte le altre scuole governative e in base agli stessi criteri di riparto. I genitori che mandano i loro figli in una scuola non governativa accreditata (registered) non pagano alcuna retta scolastica» (p. 34). Secondo i dati OCSE, i ragazzi che studiano nelle scuole non governative finlandesi erano nel 2008 l’8,1% (il 6,9% del livello primario e secondario, con una crescita del 34% dal 2000).

L’Autore offre poi elementi preziosi per una riflessione sulla situazione italiana.

L’immagine del titolo, il diamante, richiama l’idea delle tante «sfaccettature» dei sistemieducativi, che «pur nella loro molteplicità fanno brillare a tratti la stessa luce». Se i tentativi di fronteggiare la conclamata crisi educativa in Europa presentano differenze da Paese a Paese, comune a tutti è però la consapevolezza della necessità di orientarsi verso l’autonomia delle istituzioni scolastiche, la valutazione dei risultati ottenuti, l’apertura al territorio e la libera scelta della scuola da parte dei genitori. Oggi risulta evidente la necessità di un allargamento del concetto di «scuola pubblica» e della ridefinizione del ruolo dello Stato. È sempre più diffusa l’idea che una «visione “matura” del sistema educativo comporta il passaggio da uno “Stato dei Servizi”, largamente coinvolto nella produzione diretta dei medesimi, a uno “Stato relazionale”, che rafforza la propria dimensione politico-istituzionale, definisce gli interessi pubblici prioritari, catalizza le risorse e perfeziona le funzioni e gli strumenti di indirizzo, di coordinamento e di controllo» (p. 219).

002. Docenti a confronto
di Eugenio Monaco, pubblicato sul mensile Fogli, n. 377 gennaio 2012, p. 17




di Eugenio Monaco, pubblicato sul mensile Fogli, n. 377 gennaio 2012, pp. 16-17

Oggi molti insegnanti desiderano rispondere con maggiore efficacia alla responsabilità educativa che sentono di avere in virtù del loro particolare ruolo nella società. E parecchi sono convinti che le possibilità di miglioramento nella scuola debbano fare i conti con la riflessione sul proprio operato e con una sua valutazione esterna, magari passando inizialmente per una valorizzazione dell’autovalutazione.
La consapevolezza della specificità della propria professione ha reso, però, parecchi docenti piuttosto scettici di fronte a proposte «calate dall’alto». Inoltre, sono emerse le resistenze di chi si batte affinché ogni nuova incombenza abbia un chiaro corrispettivo in termini economici. Infine, c’è la comprensibile riluttanza (comune ad altri settori professionali) a sottoporsi al giudizio altrui, soprattutto quando se ne temono eventuali conseguenze in termini di carriera o di stipendio.
Ma la qualità dell’educazione e dell’istruzione, per le sue ricadute sul benessere della società, è troppo importante perché si possa tergiversare sui tempi e sui modi in cui adeguarsi al processo di trasformazione culturale che sta rendendo sempre più diffusa l’esigenza di sottoporre a valutazione i risultati del lavoro scolastico e dei processi attraverso i quali essi sono raggiunti.
Accanto al dibattito internazionale sull’adeguatezza dei vari sistemi di valutazione, anche in Italia il tema è oggetto di studio sempre più attento. In proposito, abbiamo apprezzato Il bilancio sociale nella scuola. La risposta a sette domande chiave (Edizioni Lavoro, Roma 2010, pp. 176, euro 13), di Damiano Previtali, dirigente scolastico, distaccato fra Miur e Invalsi per collaborare allo sviluppo del sistema di valutazione in particolare dei dirigenti e delle scuole, e titolare di una docenza all’Università Cattolica in Metodologia della ricerca e della valutazione. Il libro promuove una cultura della valutazione come «intenzionalità di confrontarsi per migliorarsi» e come base per rispondere alla richiesta sempre più pressante di «un’effettiva rendicontazione con valore sociale» (p.14).
«Le scuole», si legge nella quarta di copertina, «sono chiamate a dare sempre meglio ragione dei risultati ottenuti. Gli standard introdotti dal sistema nazionale di valutazione, la misurazione della performance, la trasparenza, intesa come accessibilità totale ai dati, sollecitano nuove consapevolezze e nuovi metodi per rendere conto ai diretti interessati (stakeholder) del buon uso che si fa dell’autonomia scolastica».
Quello del bilancio sociale è per l’autore un tema strategico per la scuola, perché può consentire di riportare i dati in un contesto di riferimento, necessario alla loro interpretazione.
Il volume vuole essere una guida su «come, quando e perché utilizzare questo strumento».
Una delle principali difficoltà sarà quella di riuscire a tenere conto di «dimensioni che appartengono alle persone e alle loro relazioni. Aspetti intangibili e immateriali che non possiamo permetterci di lasciare fuori dal discorso sulla valutazione ma di cui oggi, purtroppo, abbiamo una tale carenza di analisi da non poterli tenere nella giusta considerazione» (p. 28).
Previtali spiega che gli apprendimenti degli studenti sono un indicatore ineludibile per leggere la qualità delle scuole, ma che in questi risultati sono determinanti le dimensioni di contesto. Quelle economiche, sociali, culturali delle famiglie, del territorio e della comunità sociale di appartenenza.
Damiano Previtali, autore del libro
Inoltre, sono determinanti le risorse umane, professionali, economiche, strutturali della scuola.
Dall’organizzazione, dall’attivazione e dalla valorizzazione di tali risorse dipende in gran parte la qualità della scuola. Un compito del dirigente scolastico, al quale si collega la postfazione di Angelo Paletta, professore di Economia aziendale all’Università «Alma Mater Studiorum» di Bologna, sul suo ruolo «nella promozione dell’accountability condivisa della scuola».

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie del commento. Sarà pubblicato appena possibile.